Chi si aspettava che il centro storico di Nardò, con la ribasolatura e la riqualificazione, dovesse finalmente tornare agli antichi splendori, cominci a rassegnarsi all’andazzo che già fa capolino, prima ancora che s’intraveda la luce.
Finora si è avvertita solo una diffusa delusione per quanto ci si aspettava dal riposizionamento dei basoli e per quello che, invece, si comincia a vedere: basoli rimpiccioliti, posizionati alla rinfusa e senza rispettare la preesistente situazione, fughe di cemento troppo evidenti, assetto poco confortevole al passo e chi ne ha più ne metta, sono state, finora, le critiche sollevatesi da più parti.
Unica eccezione allo smisurato senso critico di cui (grazie a Dio) i nostri concittadini sono dotati, è stata la ristrutturazione di Corso Garibaldi (la strada della posta centrale). Appena riaperto alla circolazione, Corso Garibaldi si è mostrato in tutta la sua inimmaginabile bellezza, sia nella perfezione del posizionamento dei basoli, nella cura dei margini delle aiuole, nei bellissimi ed azzeccati lampioni e nella perfetta suddivisione fra area carreggiabile e marciapiedi. Di tutto si potrà discutere ma di Corso Garibaldi no! Ma neanche a dirlo e subito bisogna ricredersi anche sull’unica eccezione.
Questa volta non per questioni di regola d’arte ma per le solite violenze al buon gusto. Non abbiamo fatto in tempo neanche a goderci quello scorcio di avvio al centro storico che subito sono partiti i pugni nell’occhio.
Un esercizio commerciale ha pensato bene di posizionare alcune sedie e tavolini all’esterno, sul corso appena riaperto. I tavolini e le sedie in materiale plastico (peraltro di un colore Hi-tech che si potrebbe intonare solo nel padiglione disney di Gardaland) occupano completamente lo spazio adibito al passaggio sul marciapiede destro, sul tratto iniziale, da Piazza Umberto I verso la posta centrale.
Non ha certo colpa il gestore del locale che non è dovuto alla conoscenza e alla sensibilità storico-architettonica che ha motivato, fin qui, la riqualificazione del centro storico.
E’ semplicemente vergognoso che qualcuno lo abbia autorizzato (se lo ha autorizzato).
E’ vergognoso, secondo lo stesso regolamento che disciplina questo tipo di strutture nel centro storico e che recita all’art. 4 capo I, lett.D, : “... l'occupazione non dovrà superare la metà del portico c/o gallerie, e comunque dovrà essere lasciato uno spazio libero al transito pedonale di almeno mt. 1.80”. … e all’art.7 capo I: “Nella zona del centro storico i tavoli, le sedie c/o sgabelli devono essere di metallo (ferro, leghe derivate), legno o vimini. Il colore dei tavoli, delle sedie e degli sgabelli deve essere in sintonia con l’ambiente circostante”.
E siccome intorno non vi sono templi Hare Krishna ma ben due chiese cattoliche barocche, non si riesce proprio a trovare alcuna armonia “con l’ambiente circostante”. Se poi qualcuno ha voluto considerare il luogo dell’esercizio commerciale come al di fuori delle mura del centro storico, dovrebbe riuscire a giustificare la riqualificazione del basolato fino a quel punto, se non dovesse ricadere nell’ambito della riqualificazione finanziata (solo per il centro storico).
Abbiamo atteso tanto questa riqualificazione e siamo grati a tutti quelli che l’hanno resa possibile ma non saremo disposti a girarci dall’altra parte se qualcuno pensa di poter gestire le autorizzazioni con la superficialità e l’insensibilità dimostrata in questo caso.
Se poi il gestore non è stato autorizzato da nessuno la cosa è ancora più grave, perché dà la misura di come si possa fare ciò che si vuole, senza che alcuno intervenga immediatamente. E questo non a scopo meramente repressivo ma a tutela degli stessi commercianti del centro storico, dell’auspicabile sviluppo turistico e della conservazione, promozione e rispetto della magnifica storia architettonica che dobbiamo saper preservare da ogni istinto accomodante e approssimativo che altro non potrà sortire che la mortificazione di ogni sforzo riqualificante. (ap).
Finora si è avvertita solo una diffusa delusione per quanto ci si aspettava dal riposizionamento dei basoli e per quello che, invece, si comincia a vedere: basoli rimpiccioliti, posizionati alla rinfusa e senza rispettare la preesistente situazione, fughe di cemento troppo evidenti, assetto poco confortevole al passo e chi ne ha più ne metta, sono state, finora, le critiche sollevatesi da più parti.
Unica eccezione allo smisurato senso critico di cui (grazie a Dio) i nostri concittadini sono dotati, è stata la ristrutturazione di Corso Garibaldi (la strada della posta centrale). Appena riaperto alla circolazione, Corso Garibaldi si è mostrato in tutta la sua inimmaginabile bellezza, sia nella perfezione del posizionamento dei basoli, nella cura dei margini delle aiuole, nei bellissimi ed azzeccati lampioni e nella perfetta suddivisione fra area carreggiabile e marciapiedi. Di tutto si potrà discutere ma di Corso Garibaldi no! Ma neanche a dirlo e subito bisogna ricredersi anche sull’unica eccezione.
Questa volta non per questioni di regola d’arte ma per le solite violenze al buon gusto. Non abbiamo fatto in tempo neanche a goderci quello scorcio di avvio al centro storico che subito sono partiti i pugni nell’occhio.
Un esercizio commerciale ha pensato bene di posizionare alcune sedie e tavolini all’esterno, sul corso appena riaperto. I tavolini e le sedie in materiale plastico (peraltro di un colore Hi-tech che si potrebbe intonare solo nel padiglione disney di Gardaland) occupano completamente lo spazio adibito al passaggio sul marciapiede destro, sul tratto iniziale, da Piazza Umberto I verso la posta centrale.
Non ha certo colpa il gestore del locale che non è dovuto alla conoscenza e alla sensibilità storico-architettonica che ha motivato, fin qui, la riqualificazione del centro storico.
E’ semplicemente vergognoso che qualcuno lo abbia autorizzato (se lo ha autorizzato).
E’ vergognoso, secondo lo stesso regolamento che disciplina questo tipo di strutture nel centro storico e che recita all’art. 4 capo I, lett.D, : “... l'occupazione non dovrà superare la metà del portico c/o gallerie, e comunque dovrà essere lasciato uno spazio libero al transito pedonale di almeno mt. 1.80”. … e all’art.7 capo I: “Nella zona del centro storico i tavoli, le sedie c/o sgabelli devono essere di metallo (ferro, leghe derivate), legno o vimini. Il colore dei tavoli, delle sedie e degli sgabelli deve essere in sintonia con l’ambiente circostante”.
E siccome intorno non vi sono templi Hare Krishna ma ben due chiese cattoliche barocche, non si riesce proprio a trovare alcuna armonia “con l’ambiente circostante”. Se poi qualcuno ha voluto considerare il luogo dell’esercizio commerciale come al di fuori delle mura del centro storico, dovrebbe riuscire a giustificare la riqualificazione del basolato fino a quel punto, se non dovesse ricadere nell’ambito della riqualificazione finanziata (solo per il centro storico).
Abbiamo atteso tanto questa riqualificazione e siamo grati a tutti quelli che l’hanno resa possibile ma non saremo disposti a girarci dall’altra parte se qualcuno pensa di poter gestire le autorizzazioni con la superficialità e l’insensibilità dimostrata in questo caso.
Se poi il gestore non è stato autorizzato da nessuno la cosa è ancora più grave, perché dà la misura di come si possa fare ciò che si vuole, senza che alcuno intervenga immediatamente. E questo non a scopo meramente repressivo ma a tutela degli stessi commercianti del centro storico, dell’auspicabile sviluppo turistico e della conservazione, promozione e rispetto della magnifica storia architettonica che dobbiamo saper preservare da ogni istinto accomodante e approssimativo che altro non potrà sortire che la mortificazione di ogni sforzo riqualificante. (ap).