mercoledì 4 novembre 2009

Il centrodestra ha perso su tutta la linea per mantenere il nulla



Gli ultimi avvenimenti della politica neretina denotano forti segnali di cambiamento rispetto agli sterili copioni delle coalizioni "forzate" di centro - sinistra e di centro - destra.


Il coordinatore provinciale del PDL ha indirettamente ammesso la sconfitta della strategia ideata solo per "scompaginare" l'altra parte, senza un progetto politico serio che potesse coinvolgere numeri ed esperienze politiche necessarie per ripartire.

L'attacco a Dell'Anna oggi e quello contro di me ieri sono la faccia della stessa medaglia: un PDL oramai smembrato e confusionario che si appiattisce su posizioni populiste ed oltranziste. Un PDL prigioniero di logiche autoreferenziali che hanno relegato l'azione politica del coordinatore cittadino a comunicati stampa del solito tenore, a volte poco condivisi anche da altre componenti che continuano ad autonominarsi responsabili del niente. Ed i risultati non mancano a materializzarsi, soprattutto dove l'azione politica non si manifesta con gli schiamazzi e con le offese, ma si determina con il voto: l'aula consiliare, dove il centro destra e' spaventosamente solo e ridotto alle stravaganti quanto inutili posizioni del capogruppo Calabrese.



E' quindi logico che perdessero le staffe quando hanno intuito che la nuova coalizione a testa bassa sfidava e vinceva proprio superando le pregiudizali "trappola" preparate ad arte da una minoranza-"maggioranza" che cercava di soffiare su presunte paure e "defilamenti" altrui.

E se oggi prendiamo atto di dimissioni di cordinatori di movimenti civici, il riferimento e' a Nuovo Corso, e' evidente che il fallimento e' ancora piu' evidente.

Il PDL e' stato abbandonato anche da chi aveva concesso un'apertura di credito temporale, forse finalizzata ad una candidatura a sindaco oramai sfumata.

Chi ha prevalso quindi, chi ha gridato "al lupo" o chi ha sfidato con determinazione una grande armata brancaleone,termine certamente a loro piu' appropriato, con i resti del fu' PDL, con ‘La Città’ del solito Capoti, con Nuovocorso di Donadei ma senza Rizzo, con Cittanuova di Siciliano ridotta a soli 2 consiglieri oltretutto assenti dall'aula, con l'UDC di Frasca che ancora sembra rimpiangere lo sbandierato e poi mancato ingresso nella nuova maggioranza di Vaglio.

E' dunque lecito porsi queste domande di fronte alle evidenze o per forza dobbiamo dire che la nuova coalizione e' sicuramente perdente quando poi con forza, volontà, consapevolezza ed autorevolezza sfida un Collegio dei Revisori, abbondantemente schierato in campo quale 12mo, a dar manforte all'armata brancaleone?

E' normale ancora che "altisonanti" personaggi del PDL abbiano cercato per tutta la giornata del 30 ottobre e fino a notte tarda di convincere qualche consigliere 'vaglista" alla passeggiata "fuori porta" con telefonino spento?

E' questa la nuova fase politica del centro-destra neretino a forte vocazione "peroista", azionista e giovanista, sicilianista, nuovocorsista?

Oppure e' stata una sconfitta su tutta la linea?



Io Sud si era espresso chiaramente, in tempi non sospetti, nel ritenere superata la logica dei due schieramenti, e non solo a parole, ma con i fatti, già dalle scorse provinciali.

Io Sud aveva ribadito in più occasioni che la Politica doveva farsi sul territorio e non nelle segreterie di Bari o di Maglie, per questo oggi Io Sud può dire d'aver condotto strategicamente una buona azione politica, scongiurando un commissariamento amministrativo sterile e pericoloso per Nardò, contribuendo al nascere di un nuovo laboratorio di "Idee" per traghettare le forze sane e nobili di TUTTI gli schieramenti verso una prospettiva di coalizione condivisa sui progetti politici e lontana dalle strumentali divisioni di parte che, nel gioco centro-destra contro centro sinistra, costruiscono solo posizioni di rendita e di potere a vantaggio di alcuni e a danno della Citta'.

Da oggi, piu' soggetti con diverse culture e provenienze ideologiche, hanno assunto, consapevolmente, pesanti responsabilita' per governare Nardo'. Sperare in una buona riuscita conviene a tutti, perche' a contrapporsi, almeno per ora, c'e' il nulla.



Giuseppe Fracella

Capogruppo consiliare IO SUD

Componente Esecutivo Prov.le IO SUD

giovedì 29 ottobre 2009

Bilancio, Udc: "ci affidiamo solo ai fatti con dossier e diffida"



Un dossier di circa 50 pagine, con diffida ad adempiere, è stato depositato nella giornata di oggi per dimostrare, ove ce ne fosse bisogno, che l’Udc agisce con i fatti e non a parole.


I consiglieri comunali Antonio Sabato, Mino Frasca, Maurizio De Bitonti e Adriano Muci hanno affidato ad un noto avvocato il compito di porre l’accento sulle presunte irregolarità che avrebbero accompagnato l’azione amministrativa nell’ultimo periodo.

“Siamo di fronte ad una palese violazione delle leggi in materia di pubblica amministrazione e la nostra decisione di affidarci ad un legale nasce dalla volontà di tutelare l’Assise comunale d possibili e realistici risvolti poco piacevoli per chi dovesse assumersi la responsabilità di votare alcuni atti presenti nell’ordine del giorno che ha accompagnato la convocazione del Consiglio per il giorno 31 ottobre. Innanzi tutto va rilevato il mancato rispetto dei termini in relazione ai giorni che i consiglieri avrebbero dovuto avere a dispozione per una corretta e serena valutazione della documentazione. Questa sarebbe dovuta essere a disposizione venti giorni prima della data fissata per il Consiglio e avrebbe dovuto avere a corredo, ai sensi dell’art. 227 del Teul, il parere dei revisori dei conti. Considerato che tale parere risulta depositato il giorno 25 ottobre, è palese il mancato rispetto della normativa. Già questo sarebbe di per sé sufficiente a mettere in serio pericolo la validità della convocazione dell’Assise a cui si aggiunge l’eventuale corresponsabilità che i consiglieri assumerebbero approvando debiti fuori bilancio rinvenienti da esercizi finanziari diversi dal 2009, oltre che per una ricognizione di equilibri che, secondo quanto accertato dai revisori, sarebbe priva di certezza sulle entrate.

Con la diffida presentata abbiamo chiesto agli organi competenti il ritiro dei punti 3 e 6 all’ordine del giorno, ma vogliamo anche rivolgere alcune domande ai consiglieri di maggioranza, ai quali in questi giorni stanno arrivando ampie rassicurazioni sulla opportunità di votare i punti relativi ai debiti fuori bilancio. Da loro vorremmo sapere se si sono chiesti come mai le rassicurazioni sono state solo verbali e mai con documenti. È appena il caso di ricordare che ogni singolo consigliere avrebbe una responsabilità personale in caso di accertamento di anomalie da parte della Procura della Corte dei conti alla quale, in un modo o nell’altro, sarà inviato il nostro dossier.

A questo punto invitiamo i consiglieri a voler valutare attentamente la propria posizione, tenendo conto che noi ci siamo affidati a documenti scritti da un valido professionista e non ad una serie di parole che lasciano il tempo che trovano”.

I consiglieri comunali Udc: Antonio Sabato, Mino Frasca, Maurizio De Bitonti e Adriano Muci


mercoledì 28 ottobre 2009

"Il debito dei comuni è cosa fisiologica: tenetevi i vostri sconti"



In una conferenza stampa dell’Udc in merito alla votazione sul bilancio di esercizio in programma nel consiglio comunale di Nardò, Sabato prossimo, pare sia stata pronunciata la volontà di non fare sconti a nessuno e di ricorrere anche alla denuncia, se necessario.


Anche se nessun comunicato dell’Udc è stato inoltrato in merito, possiamo ritenere attendibili le voci provenienti dalla conferenza stampa, alle quali il sindaco di Nardò, Antonio Vaglio, ha inteso chiarire che, la maggioranza che lo sostiene, "per abitudine, non chiede sconti a nessuno”.

E poi affonda: “ognuno svolga il proprio ruolo con meno platealità e più serietà nella consapevolezza di ciò che dice e di ciò che fa.

L’Amministrazione da diverso tempo sta lavorando intensamente e intende presentarsi in Consiglio Comunale con chiarezza e determinazione, con la certezza che ogni cosa è al suo posto.

Non c’è nulla da nascondere e pertanto non siamo né intimiditi né preoccupati.

Il percorso intrapreso, difficoltoso e per certi aspetti insidioso, ci trova pronti a confrontarci in Consiglio dove, a carte scoperte, ognuno si determinerà come crede. Non ci spaventano né gli allarmi, né le minacce e tantomeno le turbative che si stanno susseguendo in questi giorni con particolare intensità. Anzi ci rafforzano.

I consiglieri di maggioranza nella loro più ampia libertà, sapranno valutare con scienza e coscienza gli atti ed i fatti e prenderanno le più opportune decisioni.

La squadra è salda e serena. Qualunque sia l’esito finale.

L’azione dell’Amministrazione e degli uffici, nella predisposizione degli atti deliberativi per il Consiglio si è monitorata costantemente con i revisori, raccogliendo le indicazioni da loro date.

I rilievi da loro mossi, valutati con estremo rigore e competenza da professionisti di grande prestigio, non demoliscono assolutamente l’impianto finanziario e trovano puntuale risposta nelle modifiche suggerite.

Lavorare sui conti e chiarirli è un sereno percorso in cui sono impegnati gli uffici e l’amministrazione.

Le reiterate minacce di ricorso all’Autorità giudiziaria – lamenta Vaglio- il cui unico scopo è quello di intimidire, non spaventano l’Amministrazione né i consiglieri comunali che non solo non hanno nulla da temere ma hanno invece tanto da insegnare in quanto a correttezza, serietà, onestà e capacità.

Cari rappresentanti dell’Udc- diventa paternale il sindaco- le denunce si fanno quando ci sono insindacabili elementi. Non si sbandierano e non si preannunciano.

Riteniamo che un ente con un rilevante avanzo di amministrazione, con un patrimonio disponibile di rilevante valore immobiliare, che ha saputo gestire in maniera virtuosa, senza mai aumentare le tasse, ha tutte le carte in regola per continuare l’azione amministrativa.

La presenza di debiti nelle amministrazioni- conclude il sindaco- è un fatto del tutto fisiologico, comune pressocchè a tutte le città d’Italia che, spesso, come per Nardò, non sono imputabili all’attuale amministrazione".


martedì 27 ottobre 2009

"Non condivido metodi poco trasparenti, mi dimetto!"


Colpo di scena nella vita politica cittadina proprio all’indomani del successo che il partito democratico ha registrato con l’enorme affluenza al voto, a testimonianza di una intensa partecipazione civile. E’ chiaro che, prima e durante, i preparativi per queste primarie sia accaduto qualcosa che ha amareggiato e deluso la segreteria cittadina in carica, Anna Spenga, che si dimette dalla guida della sezione cittadina del Pd, senza attendere il prossimo ed imminente congresso cittadino.
Con una lettera indirizzata al Coordinamento Cittadino del PD, al Segretario Provinciale Salvatore Capone, all’Onorevole Teresa Bellanova e al neo segretario regionale Sergio Blasi, la coordinatrice del partito cittadino rimette le sue dimissioni e testualmente scrive:
“Carissimi,
è con tanta tristezza che mi accingo a scrivere quello che sarà il mio ultimo comunicato da Segretaria cittadina del PD .

Abbiamo il nuovo Segretario Nazionale Pierluigi Bersani e già possiamo gioire per il successo di Sergio Blasi ma, in me è maturata una decisione irrevocabile: MI DIMETTO.

Decido di abbandonare anticipatamente quell’incarico che comunque avrei passato nelle mani di qualcun altro col prossimo Congresso cittadino.

Già da qualche giorno avevo maturato questa decisione, allorché il discutibile metodo utilizzato per la formazione delle liste collegate al Segretario Nazionale e Regionale, aveva ingenerato un diffuso malcontento fra tanti amici e dirigenti del partito, lasciando presagire un disimpegno degli stessi.

Ora, ad elezioni concluse, prendo atto della “coerenza” di questi ultimi e dei metodi poco trasparenti di altri e sento di non aver nulla in comune né con gli uni né con gli altri.

In anni di militanza politica ho anteposto sempre il bene del partito ai miei interessi personali.

Mi sono fatta carico di responsabilità che non mi appartenevano, avallando spesso decisioni non condivise, ho lottato per portare consensi elettorali di tutto rispetto in più competizioni elettorali.

Ho resistito di fronte ad attacchi beceri provenienti da frange del mio Partito fin dal mio insediamento, ma non posso superare la DELUSIONE per quanto accaduto oggi.

Sento che non riuscirei a comportarmi come se nulla fosse accaduto, e poiché una delle poche qualità che mi riconosco è la lealtà, ritengo doveroso interrompere qui quel percorso iniziato due anni fa con tanti meravigliosi compagni di viaggio con cui mi accomunava un grande sogno : FAR DIVENTARE GRANDE UN PARTITO CHE AVREBBE CAMBIATO LA NOSTRA CITTA’ E L’ITALIA INTERA”.
Domenica 25 ottobre ’09 Anna Spenga

domenica 27 settembre 2009

Vaglio alla prova del fuoco

E’ la prova del nove, quella che sosterrà Martedì prossimo il Consiglio Comunale di Nardò per l’approvazione del bilancio.

Tanto si vocifera e tanto ci si arrovella intorno al toto-consiglieri per capire, chi e se, si sottrarrà alla prova del fuoco. Fatto sta che, dalle premesse che ci giungono, non sembra proprio una passeggiata, considerato che resta intatta la responsabilità diretta del consigliere comunale (che è sempre personale), anche qualora la scelta di votare quel bilancio che fa storcere il naso ai Revisori, venga avallata da altri pareri autorevoli (vedi Bruno), che si siano espressi favorevolmente alla ‘votabilità’.

Qui non si parla di bruscolini ma di milioni di euro e questo non può far certo dormire sonni tranquilli a nessuno che abbia un pizzico di sale in zucca.

“L’amicizia (politica) è un conto ma l’interesse è un altro”, recitava un vecchio proverbio.

Sic stantibus rebus, non dovrebbe essere così scontata la somma numerica dei consiglieri che hanno accettato di seguire Vaglio. Anche perché, qualcuno di loro, ha tenuto a sottolineare il suo appoggio di gradimento “volta per volta” e non certo con spirito cameratesco.

Di sicuro c’è già chi sarà pronto a rimpiazzare qualche voto mancante, anche se dovesse venire dalla fila opposta del Consiglio: se è stato così bravo a passarla liscia finora, lo sarà certamente anche nel trovare motivi di ‘interesse collettivo’ che giustifichino il soccorso in extremis.

In gioco, però, qui non c’è solo la voglia di mettere nei guai il sindaco ma lo stesso futuro finanziario del comune di Nardò che, in caso di boicottaggio della votazione, prenderebbe una strada a dir poco sconveniente.

Non è certo facile capire cosa può essere opportuno e se si dovrà trattare di un superamento di artifizi tecnici o di una reale violazione dell’equilibrio finanziario imposto dalla legge vigente.

La situazione, comunque, non è nuova e pare che lo strascico venga da molto lontano. Che sia giunta l’ora di fare finalmente i conti veri? Lo sapremo Martedì quando registreremo le risultanze del Consiglio comunale che vorrà prendersi la responsabilità di agire in un senso o nell’altro, sperando in una soluzione che non danneggi più di tanto la città ma che s’imperni, una volta per tutte, su quella ‘correttezza finanziaria’ messa in dubbio dai Revisori. (ap)


giovedì 24 settembre 2009

La lettera di Totuccio ai cittadini

"La libertà di espressione e di pensiero - scrive Totuccio Calabrese - è uno dei principi fondamentali riconosciuti dall’art. 21 della Costituzione. Oltre al fatto che ogni cittadino dovrebbe sentirsi libero di fare le proprie domande ed esporre le proprie considerazioni, soprattutto se riguardano il futuro e l’interesse della propria città.
Nella mia posizione di consigliere comunale, questo diritto è anche un dovere, un dovere nei confronti di chi mi ha votato, diritto/dovere che viene in un certo senso “manovrato”durante ogni consiglio comunale, rendendo difficile qualunque intervento e quasi sempre impossibile la conclusione di un concetto per intero, viene utilizzato ogni pretesto per deviare le argomentazioni verso futili battibecchi, con il solo intento di evitare risposte alle innumerevoli negligenze, e quando le discussioni vertono su questi temi considerati “scomodi” “seccanti” o imbarazzanti, al Sindaco viene lasciato tutto il tempo che occorre per meglio destreggiarsi e per non produrre alcuna risposta o soluzione, se non addebitare ad altri le proprie responsabilità, e concludere ogni volta con intimidazioni di querela.
Querela per cosa, perché gli viene riconosciuto il grande merito, anche quando si palesano tutte le condizioni per una totale ritirata, di “ribaltare” ogni volta la situazione?
Querela perché ha creato i presupposti per una crisi basata su questioni ben più ampie della sola gestione di Porto Selvaggio …. e ha pensato bene di sospendere l’attività amministrativa e di ritiransi in vacanza (forse per meglio concentrarsi sulla soluzione), lasciando la città allo sbaraglio per 3 mesi?
Il verde pubblico rinsecchito, nessuna disinfestazione e derattizzazione, indifferenza dei 30 lavoratori socialmente utili ingannati durante le passate elezioni provinciali, ecc, ecc., ecc., crisi, conclusasi a sorpresa, in “zona cesarini” con la comparsa di personaggi (gli insospettabili) che giurano dedizione e attaccamento, salvando capre e cavoli, gli stessi personaggi che in altre situazioni (o interrogazioni elettorali) lo consideravano a gran voce inadempiente e inconcludente. È spontaneo credere che suddette personalità (appartenenti a tutt’altri orientamenti politici) abbiano avuto un impulso improvviso di interesse per il bene della città e non aspirino ovviamente ad un premio fedeltà.
La verità è che si tratta di un totale ribaltamento della volontà popolare, come solo Vaglio sa fare!
Questo è un mio personale sfogo che esula completamente da qualunque appartenenza o schieramento politico, mie personali esternazioni, il punto di vista di un libero cittadino, al quale non è dato modo di conoscere le sorti della propria città, che come tanti vive in una costante situazione di ansia e di paura per l’improbabile futuro di Nardò e non ha il diritto di sapere ne perché e ne per colpa di chi.
Ma il mio è anche un appello alla cittadinanza, di intervenire, mobilitarsi ad essere pronti a sostenere qualunque iniziativa che possa porre fine ad una situazione di totale agonia e inoperosità in cui versa il paese .




Totuccio Calabrese

sabato 19 settembre 2009

Il Consiglio di Antonio e Giovanni



Uno storico consiglio comunale quello di stasera a Palazzo Personè dove bisognava farsi a sardine per assistere alla seduta più attesa di questi ultimi anni. Le vicende di crisi che hanno tenuto banco sui giornali per tutta l’estate sono state vissute sempre in maniera indiretta quasi teatralmente rappresentata, più come una commedia brechtiana che come una vera e propria crisi amministrativa.La punta dell’iceberg della tensione polemica era questo appuntamento, che non ha tradito le aspettative. Tutti gli interventi meriterebbero l’onore della cronaca ma poi si rischierebbe di perdere il nocciolo della questione. E il nocciolo era la fine di una era: quella che ha segnato il sodalizio fra Città Nuova e il sindaco Vaglio. Tutti gli altri tentativi di spersonalizzare la vicenda ‘riducendola’ ad un fatto politico, non renderebbero chiarezza. Benché si siano tirate in ballo diverse e complesse azioni gestionali o artifizi amministrativi (che qualcuno insiste a chiamare programmi) il punto critico della vicenda si arrovella intorno al rapporto umano e personale fra Gastone e il Capodiavolo, al secolo, rispettivamente, Antonio Vaglio e Giovanni Siciliano.Il primo ha confermato la sua buona fortuna, riuscendo a sopravvivere al più insidioso terremoto politico degli ultimi 20 anni, il secondo la sua fama di fine e diabolico manovratore, intelligente e superacuto fino al punto da rischiare di dribblare se stesso e tutta la sua stessa squadra, che, per ora, è l’unica ad aver subito ben quattro gol.Di dietrogie e fantasie se ne potrebbero collezionare a iosa ma solo i protagonisti e le vittime di questa vicenda possono essersi fatto un’idea di questo fulmine a ciel sereno.E l’idea non potrebbe essere che una: Antonio e Giovanni hanno rotto il giocattolino e tutti gli altri hanno solo cavalcato la tigre di pezza che nel frattempo era stata snobbata dai due contendenti di sempre. Dietro le grandi amicizie spesso s’insidiano enormi competizioni, utili finchè non diventano scomode. E’ la scomodità ha giocato il ruolo più importante in questa crisi snervante venuta da lontano, da molto lontano, da tempi inimmaginabili.Nel rispetto dello stile epico brechtiano della commedia inscenata quest’estate, continuiamo a snaturare gli eroi, per metterli a nudo e farli giudicare da un pubblico che deve smetterla, una volta per tutte, di farsi ipnotizzare dal regista e dalla scenografia, per liberarsi nella visione reale e distinta degli attori, dei protagonisti e delle comparse. Alle 23:45 ancora si parla e ci si mette in mostra, si attende l’elezione di Fracella, si disamina la crisi, le si assegnano significati strampalati, se ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e c’è persino chi confida in una pace da ‘libro cuore’ ma giusto per togliersi dall’imbarazzo incombente che lo ha precettato a scrivere il nome di Fracella su quel maledetto foglietto bianco. Tutti si sentono protagonisti della serata. Non hanno ancora capito che, questa sera, in questo consiglio, ci sono solo Antonio e Giovanni, due ex amici.-----Tutto il companatico l’abbiamo già ampiamente scritto in questi mesi. Da domani si cambierà registro ma, già dopo un’ora di Consiglio, si respirava tutta l’adrenalina ormai sfogata. Chi fa politica ha il pelo ben sviluppato sullo stomaco. Noi, poveri mortali, saremo invece condannati a sentire sempre quel solito conato. (ap).

domenica 13 settembre 2009

Il tempo ci dirà chi ha avuto ragione


Crisi risolta, Nardò ha un suo governo, è stato scongiurato il commissariamento con conseguenti elezioni anticipate.
Una crisi aperta per la volontà, la determinazione e la caparbietà del Sindaco, deciso ad onorare l’ impegno politico e programmatico assunto nei confronti della Città. Una crisi, la cui soluzione qualcuno ha tentato invano di ostacolare per finalità che si possono solo intuire e che non appartengono certamente alla sfera di quelle nobili. Mire egemoniche e condizionamenti vari sarebbero state le ragioni per le quali la nostra Città è rimasta senza governo per molti giorni.
Il tempo ci dirà chi ha realmente vinto e perso in questa vicenda.
La CISL di Nardò si limita a ribadire e riconfermare il massimo rispetto per chi ha espresso la volontà di ricercare soluzioni chiare e condivise attraverso un dibattito ed una collegialità molto ampia rifiutando sdegnosamente la richiesta di una sua presenza nel governo della Città. La stessa CISL ritiene altrettanto giusto,però, rispettare la volontà di partecipazione di chi, critico in passato, ha accettato di essere coinvolto per dimostrare che le sue critiche ed il suo dissenso non erano pretestuose e strumentali, ma fondate su idee e progetti che oggi ha l’opportunità di realizzare.
Per chi , come la CISL, è rigorosamente ancorato alla sua autonomia e, pertanto, è abituato da sempre ad esprimere giudizi su comportamenti reali, non assumono alcuna rilevanza le critiche di “ incoerenza politica “ che appaiono sulla stampa.
Essere eletti alla Provincia all’interno di una lista di un Presidente del Centro Sinistra, diventare, pertanto, Consigliere di minoranza ed opposizione nel Consiglio Provinciale di Centro Destra ed essere contemporaneamente opposizione al governo di Centro Sinistra nel proprio Comune, non può e non deve essere considerato un evidente quanto deprecabile oltraggio al buon senso. Al contrario questa libertà di pensiero e di scelta va accettata ed apprezzata se introduce un modo nuovo e più responsabile di far politica, lontano da vecchi schemi,di appiattimento ideologico e partitico, perché di fatto sottenderebbe il rifiuto di farsi condizionare da sigle, oltre che da etichette per farsi guidare esclusivamente dalla cura e dalla tutela dell’interesse della Città.
La CISL di Nardò, ritiene, altresì, rispettabile la decisione di chi eletto Consigliere Provinciale, sostenendo lo schieramento di Centro Sinistra, ha rifiutato la sua partecipazione al governo della Città sostenuto dalla stessa Coalizione, accettando il ruolo di opposizione anche se nella maggioranza potrebbe figurare un suo alleato politico.
La CISL di Nardò resta comunque fermamente convinta che i cittadini votano e sostengono un Partito o un Movimento, perché credono nei loro progetti e nei loro programmi e vogliono che ogni opportunità venga colta per perseguirli ed attuarli senza pregiudizi di alcun genere.
Inoltre se vogliamo evitare che motivi personali generino conflittualità fino a riversare i loro effetti perversi sull’intera collettività, dobbiamo sentire il dovere di riconoscere ed esaltare la progettualità, alimentare il pluralismo democratico, offrendo sempre la nostra disponibilità ed il contributo della nostra cultura e della nostra esperienza.
Pertanto,senza infingimenti e meschini tatticismi ognuno dica per quale modello di Società è pronto ad impegnarsi e misurarsi, traduca le sue idee e le trasferisca nei suoi progetti ed accetti il confronto anzi lo cerchi con tutte le forze sociali, perché nessuno mai abbia l’alibi del non coinvolgimento.
E’ trascorso molto tempo, troppo tempo da quando Partiti ed Istituzioni riservavano continua attenzione per il mondo del lavoro, per le sue rappresentanze, da cui raccoglievano suggerimenti e proposte , per risolvere problemi e difficoltà. Oggi, al contrario, davanti al drammatico problema di una disoccupazione sempre più allarmante, ognuno si chiude a difesa egoistica dei propri interessi individuali o di parte. La solidarietà per i lavoratori sembra scomparsa.
A livello politico non ci deve essere posto per politicanti di professione privi di scrupoli morali ed etici, inclini alla critica pura e semplice ed alla denigrazione fine a se stessa. Occorrono persone capaci di esprimere idee, elaborare progetti per la crescita e lo sviluppo economico, sociale e culturale del ns. territorio.
Nessuno si nasconda, nessuno dica io non c’ero perché non sono stato invitato, perché la sua presenza era alternativa a quella di qualcun altro, perché sigle ed etichette non potevano stare insieme.
L’impegno di ogni cittadino vada oltre l’espressione di voto, cerchi l’informazione su chi giornalmente opera in suo nome e per suo conto.
Non possiamo attendere leggi e disposizioni del governo centrale per verificare lo stato della Pubblica Amministrazione, per riformarla e soprattutto per vigilare e sindacare i rapporti tra preposti e cittadini.
I Dirigenti siano veri responsabili dell’organizzazione dei loro uffici e ne rispondano ai cittadini . Al Sindaco il compito e la responsabilità di diffondere una cultura del servizio pubblico.
Esistono delle priorità in assoluto. Dobbiamo riconoscerle ed impegnarci tutti con proposte reali.
Cresce la preoccupazione della gente per posti di lavoro che si perdono e per un palese scarso impegno in direzione degl’investimenti e dell’occupazione anche per lungaggini burocratiche;
sale l’insoddisfazione e l’indignazione della gente per sportelli di uffici pubblici con aperture limitate; non si vuole istituire una CARTA DI SERVIZI che responsabilizzi concretamente i Dirigenti e faccia emergere senza possibilità di equivoco la meritocrazia laddove esiste. Occorre ritrovare il coraggio di fare e di proporre facendo assumere a chi è chiamato a governare la Città tutta la responsabilità del disimpegno per azioni concrete di tutela e salvaguardia del cittadino.
Non possiamo continuare a vivere di promesse, non possiamo continuare a delegare per un certificato, dobbiamo tornare a meravigliarci e scandalizzarci ogni volta che viene calpestato un diritto, dobbiamo riuscire a sconfiggere ogni forma di rassegnazione.
Dobbiamo ritrovare il tempo per pensare, per riflettere per decidere.
Abbiamo bisogno di chi svolge un vero ruolo di minoranza ed opposizione che arricchisca ed elevi il dibattito politico. Un ruolo importante per la vita democratica di una Città che ,però, deve dare continua certezza di una competizione per idee, progetti, modelli di società, per l’attenzione ad una evoluzione sociale da capire e guidare. E’ arrivato il momento di dire che non abbiamo bisogno di spettatori inclini alla critica pura e semplice, alla denigrazione fine a se stessa, ma di persone capaci che giorno dopo giorno dimostrino all’avversario di essergli superiore in tutto e per tutto- Vogliamo sapere cosa farebbe una coalizione di Centro Destra per la crescita e lo sviluppo economico della Città, dal tessile all’artigianato – dal commercio all’agricoltura , dal turismo alla salvaguardia dell’ambiente.
Abbiamo bisogno di una informazione completa, costante, corretta, semplice ed accessibile a tutti. Comunicare con i cittadini, partecipare loro i programmi, i progetti, i problemi della Città, deve costituire per chi assume impegni politici, un dovere prioritario, un imperativo categorico perché ogni cittadino possa sentirsi corresponsabile e protagonista insieme del suo futuro e di quello di tutta la comunità cittadina.
La CISL di Nardò continuerà ad offrire la sua disponibilità ad ogni confronto,per la soluzione di ogni problema senza pregiudizi di sorta, convinta che la nostra Città abbia risorse umane sufficienti alle quali attingere per farla crescere e sviluppare sul piano economico, sociale e culturale.
IL SEGRETARIO
Fiorito Fernando

sabato 5 settembre 2009

La montagna ha partorito il topolino!


Il Centro sinistra, partito i trionfalmente in 19, eroicamente soddisfatto per aver sconfitto Dell’Anna, ora si ritrova in 16 Consiglieri comunali in un mutato scenario di coalizione e di trasformismo.L’inconcludente Vaglio, dopo l’ennesima crisi comunale, ancora una volta riesce a trovare un salvagente estivo col quale mantenersi tiepidamente a galla in una risicata maggioranza!Si rende conto il Primo cittadino di aver tradito l’elettorato che lo ha eletto?Si rende conto che la nuova maggioranza è frutto di trasformismo, di personalismo e di potere? Ha dignità politica chi ha generato una crisi per una delega per Portoselvaggio?Ha dignità politica chi abbandona i propri Assessori e un alleato corposo per sopravvivere a se stesso?Ha dignità politica chi accoglie nella sua maggioranza un avversario irriducibile, che ha sempre proclamato coerenza e militanza ad una idea già abiurata? Ha dignità politica chi fa tesoro solo dei numeri e non presenta un minimo di programma, di idea nuova, di progettualità a medio o lungo termine per la Città e di confronto con le minoranze?Ha dignità politica chi vedendo venir meno la propria maggioranza e la propria inconcludenza amministrativa non ha il coraggio di prendere rispettosamente atto e cappello?Ha dignità politica chi fa affiggere manifesti di addio alla Città, alla Giunta, ai Consiglieri comunali di maggioranza e minoranza, ai dipendenti ecc. per impraticabilità amministrativa e poi ritira le dimissioni perché racimola o gli hanno racimolato 16 voti favorevoli?Da un Sindaco il popolo si aspetta coerenza, rispetto della carica che ricopre e non pantomime a iosa che riducono continuamente il prestigio dell’Uomo e dell’incarico ricoperto!L’incarico popolare di Sindaco si svolge all’insegna della dignità assoluta, nel rispetto generale dei cittadini, delle forze politiche, sindacali e sociali e non può barattarsi in beghe politiche o personali!La nuova Giunta nasce all’insegna dello squallore politico, dell’incultura, del personalismo, dell’esercizio del potere fine a se stesso.16 è certamente un buon numero, maggioritario, ma 17 col Sindaco sarà fatale per la Città, che ancora una volta continuerà nel degrado, nel caos, nel disservizio, nel mancato sviluppo e nell’isolamento generale.Il PD e i suoi alleati stanno offrendo uno spettacolo vergognoso, indegno, colposo nei confronti del popolo di Nardò, dell’Attività amministrativa, della Città nel suo insieme.La nuova racimolata coalizione non potrà mettere fine alle beghe interne, alla faida del personalismo, all’incetta dei Consiglieri comunali, al cambio di casacca, alla disamministrazione generale!!.Non è certamente l’ingresso di “Io Sud” o “ Io Fracella” che potrà mutare in senso positivo l’andamento amministrativo peraltro incoerente con il principio che sostiene la Poli Bortone e cioè “di essere coerente e legata all’elettorato e al programma con il quale ha vinto la coalizione!”In tutta questa vicenda il più coerente, stranamente, è Giovanni Siciliano , coordinatore di CN nel momento in cui ha sostenuto la riproposizione con chiarimento della coalizione, una franca discussione sul programma a medio termine e il diniego all’ingresso di “Io Fracella” nella maggioranza uscita dalle urne.Per la prima volta forse Siciliano ha dimostrato di avere idee chiare, coerenti e politicamente corrette.Il futuro è facilmente prevedibile, andremo di crisi in crisi, fino alle elezioni regionali e ai nuovi assetti che verranno fuori dalle urne.Il popolo di Centro destra, maggioritario nel paese, ha il dovere di superare incomprensioni, contrasti fatui, vecchi personalismi, divisioni e presenze in liste civiche, per unirsi e prepararsi, attraverso una elaborazione immediata di un progetto politico amministrativo, strategico per lo sviluppo del paese, a sostituire l’attuale impreparata, litigiosa e insignificante coalizione di Centro sinistra al prossimo appuntamento(che certamente è più vicino di quanto ognuno di noi può immaginare).Ad Mayora!Nardò, 5 settembre 2009.

martedì 7 luglio 2009

I vigili... questi bistrattati


Intervento del Comandante della Polizia Municipale.

Estate che va, estate che viene! E puntuale come un cronografo svizzero eccolo lì il solito indice accusatorio contro le istituzioni sempre e comunque colpevoli di tutto, anche delle manchevolezze altrui.
Nulla di nuovo all’orizzonte, ma ogni tanto un richiamo alla realtà non guasta!
Il riferimento è al monotono vituperare l’operato dei Vigili Urbani di cui viene sempre evidenziato il non esser presenti nei momenti “critici”, nonché, a seconda delle diverse situazioni, l’essere troppo permissivi o troppo severi. E’ però giunto il momento di puntualizzare alcuni aspetti.
La Polizia Municipale è la più riconoscibile espressione dell’apparato municipale in quanto è in prima linea ogni giorno, svolgendo un’attività che è principalmente a contatto diretto con i cittadini.
Un contatto non sempre facile, perché spesso reso necessario da ragioni di intervento repressivo. La disciplina, intesa come modalità di comportamento compatibile con la civile convivenza tra tutti, è sentimento sempre meno popolare. La nostra società si è incamminata da tempo verso forme di insofferenza continua e di anarchismo strisciante, che conducono i cittadini, da una parte, a reclamare sempre e di più la mano severa nei confronti dei disturbatori (in tutti i sensi), e, paradossalmente dall’altra a giustificare con larga indulgenza ogni propria azione.
La Polizia Municipale è spesso odiosamente associata alla “multa”, alla “contravvenzione” che sanziona condotte illecite.
Illeciti che l’autore, naturalmente, nel proprio intimo (e spesso in maniera plateale) autoassolve generosamente, ricorrendo con disinvoltura a paragoni con il comportamento illecito altrui “fortunatamente” sfuggito alla punizione.
Se, invece, si esaminasse il proprio senso civico si farebbe del bene intanto a se stessi e, poi, alla società.
In una comunità costituita da persone avvedute e civili, si avrebbe molto meno necessità di vigilanza e di repressione, cosicché, per logica conseguenza, si avrebbe più tempo per quella prevenzione più utile e meno costosa.
I Vigili Urbani sono facilmente esposti ad ingiusta impopolarità e ad una litigiosità gratuita che, purtroppo, spesso sconfina nella violenza che ne mortifica la pur specchiata operatività.
Anche i Vigili Urbani “soffrono” e si “arrabbiano” per ogni forma d’illegalità, specie quando attentatrice dell’incolumità delle persone. Si vorrebbe essere dovunque per proteggere tutti: ma ciò non è possibile! Allora, anziché semplicisticamente sentenziare sulla condotta dei Vigili Urbani, sforziamoci di tenere alti quei valori inestimabili che si chiamano “responsabilità”, “rispetto” e “prudenza”. Rispettiamo tutti la legalità e, prima di emanare verdetti, cerchiamo tutti di contribuire fattivamente ad un futuro sempre più evoluto e civile.

IL COMANDANTE
Ten.Col. Cosimo Tarantino

lunedì 4 maggio 2009

Gommina sui cestini taglienti invece della sostituzione


Dopo innumerevoli insistenze e una caterva di lamentele, finalmente qualcuno si è deciso a limitare i danni che potrebbero derivare dall'impatto casuale da parte dei bambini sui profili taglienti dei cestini rifiuti della piazzetta di Santa Caterina. Come risoluzione immediata può anche andar bene una specie di camera d’aria di ruota di bicicletta, adattata a protezione (peraltro da queste stesse pagine consigliato come rimedio immediato). Solo che, dopo ben tre anni che si evidenzia questo tipo di pericolo e che ci sono voluti ben due incidenti a due diversi bambini prima di far intervenire qualcuno, ci aspettavamo qualche intervento più risolutivo di una gommina posticcia e mal incollata che durerà da Natale a Santo Stefano.
Ci aspettavamo la sostituzione totale di quei cestini e la contestazione alla ditta fornitrice che ce li ha venduti come conformi alle norme di sicurezza vigenti in materia di arredamento urbano.
Ora, che quei cestini siano certificati non vuol dire che, nei fatti, lo risultino.
La casistica di incidenti verificatosi (uno dei quali anche di una certa gravità, con punti di sutura applicati alla fronte di un bambino di nove anni che è andato ad impattare contro il cestino durante una normalissima manovra di gioco) invalida di fatto ogni altra certificazione formale che i cestini possono aver ottenuto. Ragion per cui era dovere tutelare la sicurezza e la buona economia della collettività e richiedere la immediata rimozione e sostituzione di quei cestini, peraltro composti di un acciaio che non ha (evidentemente) mantenuto le aspettative per le quali è stato scelto, per resistere alla salsedine del mare e ai diversi fattori atmosferici.

Tre anni fa la gommina sarebbe potuta essere la soluzione ideale e temporanea per scongiurare i pericoli. Oggi, dopo tanto tempo lasciato trascorrere all’esposizione di quel pericolo, si interviene con un palliativo malfatto che lascia presupporre la mancanza di ogni intenzione di sostituzione degli arredi, casisticamente ed evidentemente, pericolosi.

L’andazzo è il solito: si realizzano opere pubbliche che, nonostante i costi esorbitanti, risultano fatiscenti o inadeguate dopo pochi anni e nessuno fa valere il diritto di garanzia dell’opera eseguita secondo regola d’arte. L’elenco sarebbe sterminato: uno fra tutti la centralissima (e adiacente al palazzo del potere) fontana di Castello; un’opera che all'epoca scandalizzò tutti per l’enormità del costo del restauro e che, dopo appena qualche manciata d'anni, è rimasta quasi spoglia delle mattonelle di rivestimento senza che nessuno abbia mai fatto valere per tempo il diritto di garanzia presso la ditta esecutrice di quei lavori barbini e truffaldini. (ap)

domenica 26 aprile 2009

25 Aprile: Liberazione dal nazifascimo


“Il 25 aprile in Italia è la Festa della Liberazione, si ricorda cioè l'anniversario della liberazione dal nazifascismo. Durante la seconda guerra mondiale (1939-1945), dopo il 1943, l'Italia si ritrovò divisa in due: al nord Benito Mussolini e i Fascisti avevano costituito la Repubblica Sociale Italiana, vicina ai tedeschi e al Nazismo di Hitler, mentre al sud si formò in opposizione il governo Badoglio, in collaborazione con gli Alleati americani e inglesi. Per combattere il dominio nazifascista si era organizzata la Resistenza, formata dai Partigiani. Questi erano uomini, donne, giovani, anziani, preti, militari, persone di diversi ceti sociali, diverse idee politiche e religiose, ma che avevano in comune la volontà di lottare personalmente, ognuno con i propri mezzi, per ottenere in patria la democrazia e il rispetto della libertà individuale e l'uguaglianza. Il 25 aprile 1945 i Partigiani, supportati dagli Alleati, entrarono vittoriosi nelle principali città italiane, mettendo fine al tragico periodo di lutti e rovine e dando così il via al processo di liberazione dell'Italia dall'oppressione fascista.Qualche anno dopo, dalle idee di democrazia e libertà, è nata la Costituzione Italiana”.

Questo è scritto nei libri di storia, quegli stessi che spesso vengono messi in discussione da nuove valutazioni che si è soliti definire revisionismo. Qualsiasi valutazione storico-politica si voglia dare alle vicende del tempo, il modo migliore per evitare che la sacrosanta obbiettività venga inficiata dall'alterazione dei fatti accaduti, è quello di attenersi alla concretezza degli atti politici e governativi posti in essere con leggi e decreti oltre che nell'andazzo squadrista. Che questo poi sia stato il risultato dell'aberrazione di una idea e di una politica che nel suo germe non conteneva, almeno agli albori, tutte le azioni che seguirono e che condussero alla trasformazione del movimento fascista in una dittatura vera e propria, potrebbe giustificare un revisionismo delle intenzioni, non certo il revisionismo del significato delle azioni concrete che si consumarono.
Dopo il delitto Matteotti il movimento fascista, attecchito nella popolazione come il desiderio di riscatto del ruolo politico e culturale che la nazione italiana poteva reclamare in funzione della sua storia, ebbe ad avere una svolta drammatica e decisiva verso la dittatura.
I fermenti d’azione che maturavano nella squadre fasciste avevano determinato un’attraente devozione alla violenza e alla coercizione, scatenatasi quasi spontaneamente negli animi più sensibili all’infatuazione collettiva.
Il gioco del rinsaldamento di una coscienza nazionale e finalmente unitaria doveva trarre origine da un orgoglio di popolo mai germogliato ma solo seminato nell’unica occasione di patria stimolata dalla Prima guerra mondiale. Al contadino Mussolini sfuggì un po’ troppo la mano durante la semina e si ritrovò, forse suo malgrado, ad assumere tutte le responsabilità della svolta che il movimento fascista subì verso una dittatura fascista.
Il preciso momento fu il discorso in parlamento di Mussolini dopo il delitto Matteotti, il 3 gennaio 1925: “.. io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto.Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho creato con una propaganda che va dall'intervento ad oggi”.
Da li in poi la dittatura fascista non ebbe paura di uscire allo scoperto e, per quanto se ne voglia discutere e revisionare, furono violate le libertà fondamentali, fino alla vergogna delle leggi razziali del 1938, varate per compiacere l’alleato tedesco e sottoscritte dal Re d’Italia senza battere ciglio.
Se ne potrebbero citare a centinaia di migliaia, di episodi della vita civile quotidiana in cui si violava il massimo diritto dell’uomo di esprimersi liberamente e serenamente, secondo la spontanea dignità dell’individuo.
Il fascismo fu una dittatura ed il fatto che sia stato quasi l’intero popolo italiano ad esserne infatuato per vent’anni, non giustifica e non riscatta il movimento politico dalle responsabilità drammatiche che ne conseguirono nella vita civile prima e con l’entrata in guerra poi.
La Resistenza alla dittatura maturò solo negli ultimi due anni, dal 1943 al 1945, quando l’Italia si divise in due fra la Repubblica di Salò, voluta da Hitler per ristabilire le sorti ormai avverse all'occupazione nazista e al fascismo italiano, e tutto il resto degli italiani non fascisti spalleggiati dagli alleati.
Da una parte si combatteva per ristabilire quello che il fascismo era inevitabilmente diventato: abolizione della libertà di stampa, violenza sul dissenso politico, annientamento dei partiti e delle associazioni di ogni genere, sopraffazione di altre popolazioni europee per vantaggi nazionali, subalternità politica e militare alla psicosi nazista, imperialismo grottesco e velleitario, persecuzione razziale e tanto altro.
Dall’altra si combatteva per ristabilire il diritto fondamentale dell’uomo: semplicemente, la libertà!
Gli episodi che si consumarono furono episodi di guerra, le vittime furono vittime di guerra. Le brutture che si commisero da entrambi le parti furono pari e parimenti imputabili alla follia che le solo le guerre sanno innescare.
Ma da una parte c’era chi aveva provocato questa guerra e dall’altra chi reagiva.
E chi reagiva ha posto il germe della rinascita della nazione italiana alla libertà. Ha scritto i principi fondamentali della Costituzione Italiana nei quali solo un uomo perfido non può riconoscersi. Perché sono i principi fondamentali di umanità, di progresso, di sviluppo, di civiltà, di dignità senza le quali qualsiasi popolo non potrebbe sopravvivere degnamente.
La negazione di questi principi ha portato e porta ancora alle dittature.
Chiunque li metta in discussione non ama e non vuole un popolo libero e autodeterminato.
Chiunque non voglia riconoscere che, in questa nazione, il 25 Aprile, anche con tutti i limiti della mano militare partigiana, il popolo italiano ha deciso di intraprendere la libertà dell’uomo contro ogni dittatura, dovrà convincersi che l’Italia non è la sua residenza ideale. Anche se, la stessa libertà d’opinione conquistata, potrà permettergli di esprimere tutte le arcaiche pretese assolutistiche che vengano velatamente professate in nome di una politica morta e sepolta in tutti i paesi occidentali civili e sviluppati che ripudiano le dittature, fasciste o comuniste che siano.
Sulla pietà dei morti nessuna differenza di fronti! Come nessuna condanna merita la buona fede di chi sposò l’idea o ne fu subdolamente catturato in funzione dell’amor di patria.
Sui giovani di Salò che stavano lì perché altrimenti fucilati per diserzione, va indirizzata una particolare pietà umana.
Su quelli che ci credevano visceralmente la stessa pietà, per non aver compreso che qualsiasi grande idea non può aver valore se non presuppone la libertà dell’uomo, che non è una congettura politica ma il più grande dono che Dio ha fatto all’istinto umano.
Su tutte queste indistinte pietà, sull’entusiasmo del bene comune e sul riconoscimento della causa giusta, gli eredi di quell’esperienza drammatica potranno finalmente ritrovarsi uniti per rinsaldare le energie che incanalano le società verso lo sviluppo, la dignità dell’uomo e quei diritti irrinunciabili ormai violati solo nelle società sottosviluppate.
Chi condanna fermamente coloro che continuano a riesumare temi sepolti e sconfitti dalla storia e dal cammino dell’uomo, non allontana la 'pacificazione nazionale' dei fronti allora contrapposti ma, più doverosamente, tutela i diritti irrinunciabili, scongiurando nuovi e pericolosi ritorni di fiamma, sempre in agguato, ogni qualvolta le società vengono coartate dalla crisi dei valori per sposare la superficialità dei falsi miti che sanno, purtroppo, riproporsi, in alterni corsi storici, sotto le mentite spoglie del favore di popolo. (ap)

giovedì 16 aprile 2009

Cubature, democrazia e vilipendio



Che il diritto di satira sia il sale della democrazia non c’è bisogno di ribadirlo. Che quando la democrazia traballa sia proprio la satira la prima a farne le spese, ce l’ha insegnato ampiamente la storia di tutti i tempi.
Sorvolando sul concetto di libertà di stampa e di libera opinione, che a quanto pare non ha più un valore universale ma interpretativo delle esigenze faziose (che talvolta hanno pure la faccia tosta di qualificarsi con appellativi contraddittori, perlomeno nella mentalità), sarebbe il caso di analizzare il fatto specifico accaduto nella trasmissione Rai ‘Annozero’ e che ha visto protagonista il vignettista Vauro Senesi.
Il direttore generale della Rai, Mauro Masi, ha rescisso il contratto con Vauro Senesi a causa di una vignetta "gravemente lesiva dei sentimenti di pietà dei defunti e in contrasto con i doveri e la missione del servizio pubblico".
Ora, per dare un’interpretazione del genere ad una vignetta satirica che tutto vuole stimolare fuorché una canzonatura alle vittime, bisogna essere proprio perversi. O non avere la minima idea del senso della satira e di quello che vuole realmente ottenere.
In quella vignetta c’è tutto il dolore e la disperazione per una tragedia che forse si sarebbe potuta limitare nelle sue dimensioni. Trovare un’assonanza con la cronaca, come quello delle cubature, da associare al tragico evento, potrebbe significare, intanto, relazionare la priorità di interessi che precedentemente si è avuta rispetto all’evenienza sismica.
Senza scomodare la teoria di quello studioso che diceva di aver previsto la violenta scossa, il terremoto a L’Aquila aveva tutti i caratteri di prevedibilità generica. Infatti molti degli scampati lo hanno potuto raccontare perché dormivano sul divano, pronti a scappare da un’eventuale scossa più forte di quelle che avvertivano ormai da giorni.
Mentre l’Italia discuteva di cubature, nessuno si è allarmato più di tanto, se non altro per predisporre i soccorsi all’immediatezza. Da qui la domanda è d’obbligo: come si può non cercare responsabili in una Protezione Civile che 12 ore dopo il sisma era ancora incolonnata con il grosso dei soccorsi sull’autostrada Roma -L’Aquila, invece di stare lì, pronta alle porte della città?
E dove sta scritto che non bisogna criticare l’organizzazione dei vertici solo perché il suo esercito è composto da migliaia di volontari eroi sul cui impegno nessuno potrà mai dubitare?
Durante l’emergenza ogni critica è un intralcio: solo la collaborazione ha ragione di esistere. Ma dopo? Dopo bisogna tirare le somme, per migliorarsi, per scongiurare altre tragedie, per correggere gli errori. Questa è civiltà! Civiltà del progresso e dell’evoluzione contro le barricate di potere e di propaganda che mirano all’appiattimento e al consenso forzato.
In tutto questo sono mancati proprio coloro che avevano il dovere costituzionale di informare, come la tv pubblica. Ma quando qualcuno si azzarda a mettere a nudo le disfunzioni e le aberrazioni, viene cacciato in malo modo col pretesto di una vignetta che, benché forte nel suo tipico spirito satirico, altro non voleva trasmettere che la disperazione del suo autore, la sua rabbia dinnanzi ad un tragedia forse evitabile, la sua denuncia contro le attenzioni dei governi su problemi inconsistenti, preferiti all’allarme che meritava lo sciame sismico che stava interessando l’Abruzzo, nella trascuratezza di quelle sentinelle che rassicuravano tutti, fino alla denuncia per procurato allarme nei confronti di un uomo che lo dava.
E poi cosa ci sarebbe di irrispettoso in una vignetta che associa il tema delle cubature con la consueta crudezza sarcastica? Ma come si fa a non cogliere lo sconforto di quell’asprezza invece dell’assurda ed imbecille esegesi dell’irriverenza ai morti?
Ognuno manifesta e rappresenta la sua sensibilità con i mezzi che gli sono propri e, sinceramente, quella vignetta è una delle più toccanti e disperate grida di dolore che in questi giorni si siano mai alzate. Proprio perché cruda ed essenziale, secca e rabbiosa, stridula e violenta, rassegnata e allo stesso tempo combattiva… quanto quel punto esclamativo.
E’ la stessa reazione che ci si sarebbe aspettato da qualsiasi familiare colpito dalla tragedia di quelle morti. Vauro in quella vignetta sembra coinvolto fino all’osso di quel dolore diretto, quasi familiare. Lo avverte e lo rappresenta con la stessa rabbiosa impudenza nei confronti di un destino quasi preannunciato dalla cronaca politica e ripreso con quell’assonanza cinica che solo una grande intelligenza e sensibilità può avere il coraggio di rappresentare in termini così infinitamente concreti. Com’è concreto il dolore e le sue manifestazioni, lontano anni luce dalle smancerie affettate ed ostentate del cordoglio ufficiale e di facciata.
Ma ora sono, tutti indistintamente, pronti a tagliare la testa a Vauro, quando la testa bisognerebbe tagliarla a tutti quelli che hanno potuto solo sospettare la dissacrazione delle vittime, secondo una lettura tale da far inorridire anche il più vile degli sciacalli.
La stessa cosa scritta può avere più letture, qualunque giornalista lo sa; come sa anche che qualunque cosa scritta è affidata alla buona fede del lettore, salvo stoltezza conclamata. Che tanti, senza coglierne l’evidente essenza, abbiano voluto fermarsi all’associazione delle povere vittime con un fatto tecnico edilizio della discussione politica, è veramente disarmante e preoccupante.
Se “ognun dal proprio cor l’altrui misura” ci sarà da stare allegri per come siamo rappresentati, sia a destra che a manca, sia nei vertici Rai che in quell’opinione pubblica che condanna senza processo, che s’imbambola senza approfondire, che sospetta invece di appurare, che sentenzia invece di scomporre, che acclama l’informazione pilotata contro ogni tentativo di libertà di espressione e di critica.
E tutto questo in uno Stato in cui l'informazione pubblica Rai (al pari di Mediaset) rifiuta di acquistare l’intervista della gaffe di Berlusconi, mentre tutto il mondo la pubblica. Avranno anche lì esagerato nel forzare l’interpretazione del Presidente del Consiglio (che sicuramente voleva riferirsi ai tempi, quando parlava di un campeggio da week-end) ma resta il fatto che non c’è stato uno straccio di telegiornale che abbia commentato o pubblicato l’intervista, in positivo o negativo. Nel frattempo Vauro Senesi è stato preso a ‘calcinculo’ per aver esercitato il suo diritto di satira, peraltro lontano… molto lontano da ogni meschina intenzione lesiva.
Se siamo ancora un paese civile e vogliamo veramente essere solidali anche con questa nuova ‘vittima’ della libera informazione, facciamo conoscere ai vertici Rai il nostro dissenso per quest’altra pericolosa minaccia alla democrazia. Non lasciamo passare altri ‘editti bulgari’ per evitare che qualcuno dica, quando non avremo più memoria, che anche Vauro Senesi come Enzo Biagi, cambiò programma “perché da un’altra parte lo pagavano di più” mentre qualche giornalista suo collega, presente alla bestemmia, annuirà senza ribattere, per non compromettere il suo posto di lavoro. (angelo papadia)

martedì 10 marzo 2009

E' morto l'avvocato Personè



Pensavamo che l’anno scorso fosse stato quello predestinato per la scomparsa di personaggi famosi nella nostra città ma, a considerare dall’andamento di questi primi mesi, anche il nuovo anno non vuole risparmiarci quel dolore che si prova quando ci lasciano persone così amate dall’intera popolazione. Dopo l’indimenticabile dottor Ciccio Albano, che ci aveva fatto sperare nella sua immortalità, tale era l’energia e l’agilità con le quali continuava imperterrito la sua missione di medico, oggi dovremo listare ancora a lutto il nostro stendardo cittadino, per un’altra immensa perdita. L’avvocato Francesco Personè ha smesso di lottare con la grave malattia che non aveva neanche scalfito la sua vena ironica e la rinomata voglia di vivere dell’uomo più raccontato e ‘aneddotizzato’ della città, e non solo. Fino all’ultimo momento di lucidità non ha perso l’occasione di dispensare freddure gioiose e rassicuranti, persino al prete che si accingeva all’estrema unzione.Descrivere l’avvocato Personè con dolore è una contraditio in terminis. Solo al pensiero di come avrebbe immaginato il suo funerale viene già da respingere il groppo alla gola che ci ha fatto venire, per la prima volta in tutta la sua vita. Una band di Jazz invece delle tragiche note di requiem ad accompagnare il suo funerale, non potrebbe minimamente lenire, però, il senso di vuoto che l’avvocato Personè, inesorabilmente, ci lascia. Quante ne ha raccontate di barzellette sul paradiso, il purgatorio e l’inferno.E chi, di quanti lo hanno conosciuto ed amato, ora non lo immagina lì, dinnanzi al giudizio dell’onnipotente con quell’espressione umile e pietosa che sprizzava simpatia, a chiedere lo sconto dei suoi peccati come lo implorava per la pena dei suoi clienti. Lo sconto per averci regalato tanta gioia, piacevolezza, simpatia, spensieratezza, divertimento e tanta.. tanta umanità.Se possiamo minimamente avvicinarci a comprendere o sospettare il metro del giudizio divino, non ci meraviglieremo se nostro Signore Iddio vorrà premiarlo con la stessa gioia che Ciccio ha voluto dispensare a chiunque gli sia capitato a meno di due metri di distanza.Ma anche se il dono della gioia è il più spettacolare miracolo che Dio riversa sull’uomo, il dolore della morte non potrà trovare serenità, se non nella speranza di poter riascoltare le sue barzellette, quando il tempo non avrà più ragione. Addio amico! (ap)

mercoledì 4 febbraio 2009

Tolti gli alberi... ora si vede


Salviamo le mura di Nardò con un concorso d’architettura internazionale
Bisogna ammetterlo, purtroppo il taglio degli alberi, che in questi giorni si effettua per le arterie più importanti della città, scopre le vecchie ferite del degrado lungo tutto il perimetro delle mura di Nardò. C’è molta più luce e i cittadini finalmente ‘vedranno’. Sì, vedranno e saranno più consapevoli del degrado urbano di cui sono circondati. Il “tappeto verde” formato dalle larghe chiome degli alberi che caratterizzavano l’anello stradale, appena fuori le mura del centro, copriva, in effetti, le “bucce delle caramelle” che ora sono in bella evidenza. Dall’esterno, il centro, sembra esattamente com’è all’interno, confuso, grigio, bisognoso di un colto e critico atto di ripristino, tanto importante quanto, purtroppo lasciato consumarsi. Personalmente, avendo cercato di difendere, da sempre, le enclave urbane, cioè i punti di vista importanti nell’ambito di palazzi signorili, i coni ottici che dalle strade abbracciano le porte della città e gli slarghi del centro storico, ritenendo, questo approccio importante per una didattica ricostruzione del paesaggio percettivo di cui la città deve dotarsi, se volesse veramente andare avanti, sono consapevole che occorrerebbe, ora, maggiore attenzione per un piano (magari di recupero quindi di riqualificazione) indirizzato proprio al perimetro del centro al centre front ossia all’aspetto del nostro centro storico, che già dalla sua visione esterna, ne sono sicuro, potrebbe essere un ottimo ed esaltante biglietto da visita.
Anche in questo caso (come auspicato per l’urgente concorso per il waterfront o frontemare) sarebbe indicato un concorso di idee internazionale. Solo così avremmo più risultati con un’azione strategica ben studiata. Infatti, riusciremmo a divulgare le potenzialità dell’intera zona, testimonieremmo un’apertura concettuale a nuovi linguaggi ed esperienze, aggiorneremmo secondo la cultura urbana-architettonica del momento la tecnologia e gli interventi sul nostro centro storico che ha tanto bisogno di menti colte e competenti. Questo garantirebbe una selezione naturale delle soluzioni costruttive e un adeguamento del linguaggio compositivo a canoni proporzionalmente consono all’armonia storica del paesaggio. La fantasiosa tendenza, alquanto, di cattivo gusto (almeno negli ultimi interventi) dimostra la scarsa considerazione del termine critico di ‘ripristino’ da addebitare direttamente al mancato controllo di chi permette questo disastro pur amministrando la città (ricordo che i falsi storici su tipologie del tessuto urbano vengono sottolineati nelle Norme d’Attuazione di Piano dagli art. 27, 34, 38, 39, 42 ecc…) Infatti, tra balaustre in pietra leccese ormai applicate ‘a metraggio’ e collage di cornici assurde composte senza la benchè minima sensibilità di volumi pesi e misure con la sovrapposizione caotica di listelli, tondini, tori, gusci, gole dritte e rovesce, scozie e becchi di civetta, praticamente si sta oltraggiando il centro storico. Per adesso, è chiaro, la percezione della città (alla quale tengo sempre di più), ne esce sconfitta. Una cosa è certa, le lungaggini cantieristiche allontanano la gente dalla realtà cittadina e abituano al degrado incontrollato e alla mancanza di regole certe e di speranze di un futuro migliore. Questo non è bene e, certamente, questa è la strada sbagliata, per tentare di rispettare gli obiettivi che ci siamo posti, in termini di riqualificazione di uno dei comuni più grandi e importanti del Salento.

Paolo Marzano

venerdì 30 gennaio 2009

Nardò, 30 Gennaio: un’altra fiaccolata fine a se stessa


Nardò, 30 gennaio 2009. Pronta un’altra fiaccolata per le vie della città. Questa volta non per la Giornata della Memoria ma per le vittime palestinesi della sproporzionata controffensiva israeliana.
Ancora una volta siamo costretti ad assistere alle manifestazioni di facciata fini a se stesse.
Si sfilerà per le strade per condizionare che cosa?
Per manifestare che cosa e a chi?
In città non pare vi siano rappresentanti del governo di Israele e non pare neanche che le attività sociali della nostra città abbiano tutta questa risonanza internazionale.
Se poi servirà ad autosensibilizzarci potrebbe andare anche bene ma, francamente, avrebbe poco o nessuno spessore.
Alla fine, qualcuno avrà mitigato solo la sua ansia che, pur lodevole nello spirito e nell’intento, altro non sortirà che un appagamento personale senza il minimo effetto condizionante.
Nell’andazzo della nostra vita sociale sta prendendo piede sempre di più questa forma di settarismo associativo (da notare la contraditio in terminis), dove una o al massimo un paio di associazioni decidono di concretizzare la loro esistenza trovando qualche diversivo dal piattume conclamato.
L’occasione per far sentire una vera e corposa voce di protesta contro il massacro in Palestina è passato inosservato agli occhi e alle orecchie degli organizzatori di quest’ennesima sfilata nel nulla, nonchè agli amministratori della città di Nardò, che pure avevano qualche credenziale in più (rispetto agli altri comuni della provincia) per farsi vivi in qualche modo nella triste vicenda.
Il comune di Sannicola, con Delibera di Giunta n. 1 del 14/01/2009, insieme ad altri comuni, ai Missionari Comboniani, all’ARCI, all’Azione Cattolica, al Comitato per la difesa dei diritti degli immigrati, ad AGESCI, CARITAS, CSV Salento, Associazione MondoAzzurro, hanno stabilito una manifestazione in Piazza Duomo a Lecce il 16 Gennaio scorso.
Era quella l’occasione per unire le energie civili (comuni ed associazioni del Salento) e stilare qualche documento atto a condizionare le istituzioni ad un’azione morale efficace.
Ma il comune di Nardò lì non c'era e neanche le sue associazioni: lì dove era più utile potenziare le voci e dove l’intento avrebbe avuto un sapore diverso dall'autocelebrazione di paese, costretta nel recinto del solito muretto secco della propria masseria.
Nardò, nonostante la preferenziale opportunità che poteva costituire la decorata amicizia con il popolo d’Israele, non ha speso neanche un filo di voce su quanto accadeva nei territori occupati, assumendo un atteggiamento ben noto da quelle parti fin dal 33 d.c.. Non si potevano certo incrinare le rispettive ed agevoli ospitalità: meglio far finta di nulla e celebrare pure la Giornata della Memoria stando bene attenti a non tirare in ballo alcuna considerazione che poteva risuonare uno screzio, benchè più di 300 bambini sono stati immolati alla politica dei governi.
Oltre a questo, le nostre 174 associazioni cittadine (fra fantomatiche e vere) hanno snobbato l’evento di Lecce invece di accodarsi e potenziarlo, salvo oggi, due o tre di queste, uscirsene con una fiaccolata fine a se stessa, invece di riunire tutto il popolo associativo in un’azione concreta di richiesta ai nostri governanti per far prendere una posizione ufficiale ed istituzionale su quanto è accaduto. Anche se, comunque, sarebbe stato preferibile farlo mentre accadeva (come hanno fatto a Lecce il comune di Sannicola e le associazioni promotrici) e non dopo che, ormai, è stata sottoscritta la tregua.
Ha un altro sapore … come quello del latte versato .. anche se lì, nel frattempo, è stato versato ben altro che il latte. (ap)

martedì 27 gennaio 2009

Giornata della Memoria e ipocrisia


La storia è fatta di memoria e nessun percorso umano può sognare il futuro senza avvalersi del passato.
La memoria storica non sta in qualche vecchio cassetto da aprire quando si è in preda alla nostalgia ma è un’essenza del presente, perché ha permesso il presente.
In questo senso, nel cammino delle società la catalogazione temporale delle varie epoche resta solo una differenziazione didattica .
Il senso degli accadimenti e la sostanza storica permangono immutati fino al presente condizionando anche il futuro.
Quando questo non accade il meccanismo evolutivo dell’uomo s’inceppa ma basta appellarsi al ricordo degli eventi e alla loro oggettività storica per rimettere in carreggiata l’umanità.
Il revisionismo storico che ha insidiato e continua ad insidiare il ricordo di una delle tragedie più esecrabili della storia dell’umanità ad altro non mira che ad inceppare questo cammino spontaneo verso la pace e la fratellanza dei popoli che abitano la terra.
La Memoria diventa un elemento determinante per scongiurare gli orrori del passato ma non potrebbe contenere alcuna valenza se dovesse restare confinata alla pura commiserazione delle vittime, senza tramandare il significato della tragedia nei suoi termini opposti: cioè la ricerca dell’insegnamento.
Cosa ha insegnato alle generazioni future l’olocausto? Cosa evoca quella tragedia? Quale sostegno può costituire la memoria di tanta barbarie?
Ogni uomo reagisce secondo la propria coscienza e la propria sensibilità dinnanzi all’orrore ma chi rappresenta e guida i popoli nel loro cammino ha il dovere di coniugare quella tragedia col suo reale significato che è il sacrificio pagato da un solo popolo per essere da monito a tutti gli altri.
E’ il sacrificio dell’insegnamento della pace e della fratellanza dei popoli, lontano da ogni pratica dell’odio, della vendetta, dell’egoismo settario, dell’arroganza della forza, della presunzione di supremazia.
Se l’olocausto ha insegnato o avrebbe dovuto insegnare tutto questo, non c’è migliore occasione per onorare quelle vittime se non la condanna di ogni situazione simile persistente sulla terra, ai danni di qualche popolo segregato, violentato, occupato, umiliato; ovunque esso abiti: in Africa, in Palestina, nello Sri Lanka, e in ogni luogo dove si dimentica che “il sonno della ragione genera sempre grandi mostri” (P. Calamandrei).
Celebrare la Giornata della Memoria facendo finta che nulla stia accadendo nei territori intorno ai discendenti di quelle vittime, anche se ci s’ingrazia il governo d’Israele non si rende omaggio e onore al popolo ebraico e ai suoi martiri… che saranno morti per nulla.
Il modo peggiore per dimostrare amicizia, comunanza e fratellanza è certamente l’ipocrisia nel nascondere o attenuare la protesta e lo sdegno per le azioni riprovevoli, specialmente quando a rendersene responsabili sono i governi di coloro che consideriamo il simbolo dell’insegnamento storico dell’esatto contrario. (angelo papadia)

venerdì 23 gennaio 2009

L'eolico e la cruna del solito ago


Il Comitato di Tutela del Paesaggio si sente quasi responsabile dell’andamento della vicenda ‘eolica’ che ha ingenerato una vera e propria crisi amministrativa, tanto da sentire il dovere di confortare il sindaco Vaglio, dopo il diktat consiliare che ha creato prima “imbarazzo” e poi ammutinamento nel gruppo Pd che sostiene la maggioranza.
In realtà i nostri amici del CTP, benché lodevoli e influenti nella lotta contro l’eolico selvaggio, altro non hanno determinato, in questa vicenda, se non una lieve accelerazione nell’innesco di quella bomba che prima o poi sarebbe inevitabilmente scoppiata.
Il filo di rasoio su cui è corso l’affaire eolico è infatti molto più antico delle troppo recenti scaramucce e solo l’opportunismo elettorale o l’illusione di riuscire in qualche gioco di prestigio dell’ultima ora, ha posto il problema in una sinistra penombra che mirava, appunto, a confondere quanto più è possibile le acque.
Persino l’onesto Vaglio (che onestamente crede e tiene al suo territorio) è stato avvolto da questa penombra che rendeva rarefatta qualunque chiarezza sull’argomento.
E forse era anche giusto così.
Non è facile prendere decisioni di tale importanza per il proprio territorio, come non è facile per qualunque politico che si trovi a fare scelte che possano incidere sullo sviluppo e sul benessere delle popolazioni. Il dubbio è d’obbligo, e bene hanno fatto tutti coloro che, ad un certo punto, hanno ammorbidito la loro intransigenza iniziale (e populista) per dedicarsi ad un serio studio di fattibilità, così come fece la commissione nominata dallo stesso PD che, in questa vicenda è stato (genericamente ed ingiustamente) tacciato di affarismo politico.
Ma dietro il Pd erano tanti e tali quelli dediti al doppio gioco (diventato un risiko quotidiano) da non riuscire a capirne più nulla. E che qualcuno ci stava marciando lo si poteva dire solo appellandosi a qualche improbabile intuito o alla solita malignità per la quale spesso si fa peccato ma poi ci si azzecca.
Non che mancassero quelli visceralmente convinti della bontà degli impianti eolici ma la questione si era talmente intorbidita da far risultare abbietto qualunque tentativo di ragionamento, logico, freddo o calcolato. Anche perchè, a monte di tutto, restava la preponderante importanza della bellezza del territorio che ne sarebbe, comunque, rimasta svilita da qualunque rimaneggiamento di quel progetto iniziale che, ogni tanto è bene ricordarlo, avrebbe dovuto far inorridire già qualcun'altro, in altri e lontani tempi.
Quindi l’eolico andava spostato da lì e basta, secondo tutti quelli che tengono al valore turistico-ambientale del nostro territorio.
Era chiaro che qualunque manovra per indorare la pillola sarebbe apparsa solo un maldestro tentativo di prestidigitazione.
Ma la vicenda non passa solo attraverso il puro aspetto tecnico o ambientale, né qualcuno pensi di aver teso bene le redini, perché i cavalli che tirano il carrozzone della politica spesso sanno già dove andare, specie se sono stati addomesticati da chi non si è lasciato sfuggire l’occasione eolica per togliersi qualche sassolino dalla scarpa… (questo era solo per i buoni intenditori: scusate l’ermetismo ma non si può aggiungere carne al fuoco, quando la grigliata fa già troppo fumo di per sè).
Anche perché, questa vicenda, come altre, state certi che in fumo dovrà finire e, dopo qualche scaramuccia, tutto dovrà necessariamente tornare nell’alveo della normalità amministrativa. Sarebbe troppo presto per riscaldare i muscoli in vista della prossima tornata elettorale, si rischierebbe di consumare energie a vanvera. Come vedete, alla fine, pure il più nobile degli istinti, passa sempre attraverso la cruna del solito ago… e se no che politici sarebbero?! (ap)

Ma dopo questa romanzata sarà meglio riprendere i numi dell’oggettività della cronaca, attendendo gli squisiti fatti delle prossime ore.