venerdì 30 gennaio 2009

Nardò, 30 Gennaio: un’altra fiaccolata fine a se stessa


Nardò, 30 gennaio 2009. Pronta un’altra fiaccolata per le vie della città. Questa volta non per la Giornata della Memoria ma per le vittime palestinesi della sproporzionata controffensiva israeliana.
Ancora una volta siamo costretti ad assistere alle manifestazioni di facciata fini a se stesse.
Si sfilerà per le strade per condizionare che cosa?
Per manifestare che cosa e a chi?
In città non pare vi siano rappresentanti del governo di Israele e non pare neanche che le attività sociali della nostra città abbiano tutta questa risonanza internazionale.
Se poi servirà ad autosensibilizzarci potrebbe andare anche bene ma, francamente, avrebbe poco o nessuno spessore.
Alla fine, qualcuno avrà mitigato solo la sua ansia che, pur lodevole nello spirito e nell’intento, altro non sortirà che un appagamento personale senza il minimo effetto condizionante.
Nell’andazzo della nostra vita sociale sta prendendo piede sempre di più questa forma di settarismo associativo (da notare la contraditio in terminis), dove una o al massimo un paio di associazioni decidono di concretizzare la loro esistenza trovando qualche diversivo dal piattume conclamato.
L’occasione per far sentire una vera e corposa voce di protesta contro il massacro in Palestina è passato inosservato agli occhi e alle orecchie degli organizzatori di quest’ennesima sfilata nel nulla, nonchè agli amministratori della città di Nardò, che pure avevano qualche credenziale in più (rispetto agli altri comuni della provincia) per farsi vivi in qualche modo nella triste vicenda.
Il comune di Sannicola, con Delibera di Giunta n. 1 del 14/01/2009, insieme ad altri comuni, ai Missionari Comboniani, all’ARCI, all’Azione Cattolica, al Comitato per la difesa dei diritti degli immigrati, ad AGESCI, CARITAS, CSV Salento, Associazione MondoAzzurro, hanno stabilito una manifestazione in Piazza Duomo a Lecce il 16 Gennaio scorso.
Era quella l’occasione per unire le energie civili (comuni ed associazioni del Salento) e stilare qualche documento atto a condizionare le istituzioni ad un’azione morale efficace.
Ma il comune di Nardò lì non c'era e neanche le sue associazioni: lì dove era più utile potenziare le voci e dove l’intento avrebbe avuto un sapore diverso dall'autocelebrazione di paese, costretta nel recinto del solito muretto secco della propria masseria.
Nardò, nonostante la preferenziale opportunità che poteva costituire la decorata amicizia con il popolo d’Israele, non ha speso neanche un filo di voce su quanto accadeva nei territori occupati, assumendo un atteggiamento ben noto da quelle parti fin dal 33 d.c.. Non si potevano certo incrinare le rispettive ed agevoli ospitalità: meglio far finta di nulla e celebrare pure la Giornata della Memoria stando bene attenti a non tirare in ballo alcuna considerazione che poteva risuonare uno screzio, benchè più di 300 bambini sono stati immolati alla politica dei governi.
Oltre a questo, le nostre 174 associazioni cittadine (fra fantomatiche e vere) hanno snobbato l’evento di Lecce invece di accodarsi e potenziarlo, salvo oggi, due o tre di queste, uscirsene con una fiaccolata fine a se stessa, invece di riunire tutto il popolo associativo in un’azione concreta di richiesta ai nostri governanti per far prendere una posizione ufficiale ed istituzionale su quanto è accaduto. Anche se, comunque, sarebbe stato preferibile farlo mentre accadeva (come hanno fatto a Lecce il comune di Sannicola e le associazioni promotrici) e non dopo che, ormai, è stata sottoscritta la tregua.
Ha un altro sapore … come quello del latte versato .. anche se lì, nel frattempo, è stato versato ben altro che il latte. (ap)

martedì 27 gennaio 2009

Giornata della Memoria e ipocrisia


La storia è fatta di memoria e nessun percorso umano può sognare il futuro senza avvalersi del passato.
La memoria storica non sta in qualche vecchio cassetto da aprire quando si è in preda alla nostalgia ma è un’essenza del presente, perché ha permesso il presente.
In questo senso, nel cammino delle società la catalogazione temporale delle varie epoche resta solo una differenziazione didattica .
Il senso degli accadimenti e la sostanza storica permangono immutati fino al presente condizionando anche il futuro.
Quando questo non accade il meccanismo evolutivo dell’uomo s’inceppa ma basta appellarsi al ricordo degli eventi e alla loro oggettività storica per rimettere in carreggiata l’umanità.
Il revisionismo storico che ha insidiato e continua ad insidiare il ricordo di una delle tragedie più esecrabili della storia dell’umanità ad altro non mira che ad inceppare questo cammino spontaneo verso la pace e la fratellanza dei popoli che abitano la terra.
La Memoria diventa un elemento determinante per scongiurare gli orrori del passato ma non potrebbe contenere alcuna valenza se dovesse restare confinata alla pura commiserazione delle vittime, senza tramandare il significato della tragedia nei suoi termini opposti: cioè la ricerca dell’insegnamento.
Cosa ha insegnato alle generazioni future l’olocausto? Cosa evoca quella tragedia? Quale sostegno può costituire la memoria di tanta barbarie?
Ogni uomo reagisce secondo la propria coscienza e la propria sensibilità dinnanzi all’orrore ma chi rappresenta e guida i popoli nel loro cammino ha il dovere di coniugare quella tragedia col suo reale significato che è il sacrificio pagato da un solo popolo per essere da monito a tutti gli altri.
E’ il sacrificio dell’insegnamento della pace e della fratellanza dei popoli, lontano da ogni pratica dell’odio, della vendetta, dell’egoismo settario, dell’arroganza della forza, della presunzione di supremazia.
Se l’olocausto ha insegnato o avrebbe dovuto insegnare tutto questo, non c’è migliore occasione per onorare quelle vittime se non la condanna di ogni situazione simile persistente sulla terra, ai danni di qualche popolo segregato, violentato, occupato, umiliato; ovunque esso abiti: in Africa, in Palestina, nello Sri Lanka, e in ogni luogo dove si dimentica che “il sonno della ragione genera sempre grandi mostri” (P. Calamandrei).
Celebrare la Giornata della Memoria facendo finta che nulla stia accadendo nei territori intorno ai discendenti di quelle vittime, anche se ci s’ingrazia il governo d’Israele non si rende omaggio e onore al popolo ebraico e ai suoi martiri… che saranno morti per nulla.
Il modo peggiore per dimostrare amicizia, comunanza e fratellanza è certamente l’ipocrisia nel nascondere o attenuare la protesta e lo sdegno per le azioni riprovevoli, specialmente quando a rendersene responsabili sono i governi di coloro che consideriamo il simbolo dell’insegnamento storico dell’esatto contrario. (angelo papadia)

venerdì 23 gennaio 2009

L'eolico e la cruna del solito ago


Il Comitato di Tutela del Paesaggio si sente quasi responsabile dell’andamento della vicenda ‘eolica’ che ha ingenerato una vera e propria crisi amministrativa, tanto da sentire il dovere di confortare il sindaco Vaglio, dopo il diktat consiliare che ha creato prima “imbarazzo” e poi ammutinamento nel gruppo Pd che sostiene la maggioranza.
In realtà i nostri amici del CTP, benché lodevoli e influenti nella lotta contro l’eolico selvaggio, altro non hanno determinato, in questa vicenda, se non una lieve accelerazione nell’innesco di quella bomba che prima o poi sarebbe inevitabilmente scoppiata.
Il filo di rasoio su cui è corso l’affaire eolico è infatti molto più antico delle troppo recenti scaramucce e solo l’opportunismo elettorale o l’illusione di riuscire in qualche gioco di prestigio dell’ultima ora, ha posto il problema in una sinistra penombra che mirava, appunto, a confondere quanto più è possibile le acque.
Persino l’onesto Vaglio (che onestamente crede e tiene al suo territorio) è stato avvolto da questa penombra che rendeva rarefatta qualunque chiarezza sull’argomento.
E forse era anche giusto così.
Non è facile prendere decisioni di tale importanza per il proprio territorio, come non è facile per qualunque politico che si trovi a fare scelte che possano incidere sullo sviluppo e sul benessere delle popolazioni. Il dubbio è d’obbligo, e bene hanno fatto tutti coloro che, ad un certo punto, hanno ammorbidito la loro intransigenza iniziale (e populista) per dedicarsi ad un serio studio di fattibilità, così come fece la commissione nominata dallo stesso PD che, in questa vicenda è stato (genericamente ed ingiustamente) tacciato di affarismo politico.
Ma dietro il Pd erano tanti e tali quelli dediti al doppio gioco (diventato un risiko quotidiano) da non riuscire a capirne più nulla. E che qualcuno ci stava marciando lo si poteva dire solo appellandosi a qualche improbabile intuito o alla solita malignità per la quale spesso si fa peccato ma poi ci si azzecca.
Non che mancassero quelli visceralmente convinti della bontà degli impianti eolici ma la questione si era talmente intorbidita da far risultare abbietto qualunque tentativo di ragionamento, logico, freddo o calcolato. Anche perchè, a monte di tutto, restava la preponderante importanza della bellezza del territorio che ne sarebbe, comunque, rimasta svilita da qualunque rimaneggiamento di quel progetto iniziale che, ogni tanto è bene ricordarlo, avrebbe dovuto far inorridire già qualcun'altro, in altri e lontani tempi.
Quindi l’eolico andava spostato da lì e basta, secondo tutti quelli che tengono al valore turistico-ambientale del nostro territorio.
Era chiaro che qualunque manovra per indorare la pillola sarebbe apparsa solo un maldestro tentativo di prestidigitazione.
Ma la vicenda non passa solo attraverso il puro aspetto tecnico o ambientale, né qualcuno pensi di aver teso bene le redini, perché i cavalli che tirano il carrozzone della politica spesso sanno già dove andare, specie se sono stati addomesticati da chi non si è lasciato sfuggire l’occasione eolica per togliersi qualche sassolino dalla scarpa… (questo era solo per i buoni intenditori: scusate l’ermetismo ma non si può aggiungere carne al fuoco, quando la grigliata fa già troppo fumo di per sè).
Anche perché, questa vicenda, come altre, state certi che in fumo dovrà finire e, dopo qualche scaramuccia, tutto dovrà necessariamente tornare nell’alveo della normalità amministrativa. Sarebbe troppo presto per riscaldare i muscoli in vista della prossima tornata elettorale, si rischierebbe di consumare energie a vanvera. Come vedete, alla fine, pure il più nobile degli istinti, passa sempre attraverso la cruna del solito ago… e se no che politici sarebbero?! (ap)

Ma dopo questa romanzata sarà meglio riprendere i numi dell’oggettività della cronaca, attendendo gli squisiti fatti delle prossime ore.