mercoledì 4 febbraio 2009

Tolti gli alberi... ora si vede


Salviamo le mura di Nardò con un concorso d’architettura internazionale
Bisogna ammetterlo, purtroppo il taglio degli alberi, che in questi giorni si effettua per le arterie più importanti della città, scopre le vecchie ferite del degrado lungo tutto il perimetro delle mura di Nardò. C’è molta più luce e i cittadini finalmente ‘vedranno’. Sì, vedranno e saranno più consapevoli del degrado urbano di cui sono circondati. Il “tappeto verde” formato dalle larghe chiome degli alberi che caratterizzavano l’anello stradale, appena fuori le mura del centro, copriva, in effetti, le “bucce delle caramelle” che ora sono in bella evidenza. Dall’esterno, il centro, sembra esattamente com’è all’interno, confuso, grigio, bisognoso di un colto e critico atto di ripristino, tanto importante quanto, purtroppo lasciato consumarsi. Personalmente, avendo cercato di difendere, da sempre, le enclave urbane, cioè i punti di vista importanti nell’ambito di palazzi signorili, i coni ottici che dalle strade abbracciano le porte della città e gli slarghi del centro storico, ritenendo, questo approccio importante per una didattica ricostruzione del paesaggio percettivo di cui la città deve dotarsi, se volesse veramente andare avanti, sono consapevole che occorrerebbe, ora, maggiore attenzione per un piano (magari di recupero quindi di riqualificazione) indirizzato proprio al perimetro del centro al centre front ossia all’aspetto del nostro centro storico, che già dalla sua visione esterna, ne sono sicuro, potrebbe essere un ottimo ed esaltante biglietto da visita.
Anche in questo caso (come auspicato per l’urgente concorso per il waterfront o frontemare) sarebbe indicato un concorso di idee internazionale. Solo così avremmo più risultati con un’azione strategica ben studiata. Infatti, riusciremmo a divulgare le potenzialità dell’intera zona, testimonieremmo un’apertura concettuale a nuovi linguaggi ed esperienze, aggiorneremmo secondo la cultura urbana-architettonica del momento la tecnologia e gli interventi sul nostro centro storico che ha tanto bisogno di menti colte e competenti. Questo garantirebbe una selezione naturale delle soluzioni costruttive e un adeguamento del linguaggio compositivo a canoni proporzionalmente consono all’armonia storica del paesaggio. La fantasiosa tendenza, alquanto, di cattivo gusto (almeno negli ultimi interventi) dimostra la scarsa considerazione del termine critico di ‘ripristino’ da addebitare direttamente al mancato controllo di chi permette questo disastro pur amministrando la città (ricordo che i falsi storici su tipologie del tessuto urbano vengono sottolineati nelle Norme d’Attuazione di Piano dagli art. 27, 34, 38, 39, 42 ecc…) Infatti, tra balaustre in pietra leccese ormai applicate ‘a metraggio’ e collage di cornici assurde composte senza la benchè minima sensibilità di volumi pesi e misure con la sovrapposizione caotica di listelli, tondini, tori, gusci, gole dritte e rovesce, scozie e becchi di civetta, praticamente si sta oltraggiando il centro storico. Per adesso, è chiaro, la percezione della città (alla quale tengo sempre di più), ne esce sconfitta. Una cosa è certa, le lungaggini cantieristiche allontanano la gente dalla realtà cittadina e abituano al degrado incontrollato e alla mancanza di regole certe e di speranze di un futuro migliore. Questo non è bene e, certamente, questa è la strada sbagliata, per tentare di rispettare gli obiettivi che ci siamo posti, in termini di riqualificazione di uno dei comuni più grandi e importanti del Salento.

Paolo Marzano